Resoconto della conferenza del 4° seminario 2011

Il tempi in differenti culture – Cause e conseguenze

di  Marco Croci e Patrizia Amenta*

Il seminario si è svolto a Milano ed ha visto la partecipazione di circa una trentina di interculturalisti e non, soci e non soci SIETAR Italia, intervenuti anche per la reputazione internazionale del facilitatore, Marco Croci, consulente di direzione, docente universitario, trainer e coach, nell’ambito di progetti di sviluppo organizzativo e di integrazione interculturale, una persona che non ha solo approfondito i temi oggetto del suo studio, ma che li ha anche sperimentati in prima persona vivendo per anni all’estero (Repubblica Popolare Cinese).
Il seminario è stato caratterizzato da un clima di confronto (erano presenti persone di diversa estrazione culturale/geografica) e di apprendimento/stupore per i collegamenti che il facilitatore ha fatto tra le diverse culture del e nel tempo, grazie anche al suo stile assertivo-partecipativo ed alle esercitazioni proposte (ad esempio, disegno della propria concezione del tempo, compilazione di un questionario sui valori che regolano il nostro vivere quotidiano), oltre ad un approccio multi-disciplinare (storia – antropologia – psicologia – economia – diritto – religione).
Obiettivo del seminario è stato quello di illustrare le tappe storiche, economiche, religiose che hanno determinato l’instaurarsi ed il modificarsi delle diverse concezioni del tempo nelle culture, sottolineando come, soprattutto tra Oriente ed Occidente, ci siano molte più somiglianze che differenze di quelle che ci si aspetterebbe. Ciò è, a mio avviso, un ottimo punto di partenza per costruire quella che Marco Croci ha definito una cultura “pan-cronica” e che sarà illustrata a fine articolo.
Procedendo con ordine, si è partiti da una definizione del Tempo in Oriente ed in Occidente, sottolineando come la diversa collocazione dell’inizio dei tempi, il cosiddetto “anno zero”, abbia delle ripercussioni sulla cultura dei popoli, differenziando soprattutto le diverse culture orientali (Cina, India, Giappone). Si è poi passati ad una suddivisione del tempo in base alle diverse rivoluzioni che hanno segnato la storia (l’uomo primitivo – il tempo degli agricoltori – l’avvento del commercio – l’industrializzazione – l’avvento dell’informatica – l’oggi ed il futuro). Il conduttore ha illustrato come da una concezione di tempo ciclico, si è poi passati ad una concezione di tempo lineare e come oggi, le due concezioni siano contemporaneamente presenti all’interno di ogni essere umano, a prescindere dalla cultura di appartenenza – data anche la globalizzazione – e si possa parlare di un tempo a spirale. Si è quindi riflettuto su come ciascuno di noi convive con questa dicotomia in se stesso e come si relaziona con il modo di elaborare ciò dell’altro, usando anche metafore di tipo abitativo (ad es. l’importanza di un cortile, come luogo di scambio, di socializzazione o di passaggio).
È stato rintracciato un punto in comune tra le diverse concezioni del tempo presenti nelle varie culture: il MITO fondatore (un eroe, un antenato, un dio) ed è stato analizzato come la diversa combinazione delle fasi di Nascita – Sviluppo – Declino ed il loro ripetersi o meno abbia delle ripercussioni sul comportamento degli uomini.
Ci si è quindi soffermati a riflettere sulle “classiche” segmentazioni del tempo – passato, presente, futuro –, traendo spunto da Sant’Agostino, si è poi sottolineato come sia l’emozione ad attribuire valore ad un evento nel corso del tempo e si è visto come, dando maggior rilievo all’una o all’altra dimensione temporale, scaturiscano diversi modi di vivere la vita (ad es. in Cina è rilevante la dimensione del presente, “si esiste” e ciò ha delle ripercussioni anche sul linguaggio, nell’Islam il tempo è vissuto come una costellazione di istanti, per i popoli cristiani il tempo è dato dal ripetersi di innumerevoli cicli cosmici, negli USA predomina l’emozione del futuro).
Ma il tempo non ha solamente una dimensione individuale, ne ha anche una collettiva (è stata brillantemente usata la metafora della trama e dell’ordito di una stoffa); il modo in cui gli individui interagiscono con la collettività fornisce una mappa (anche geografica) delle diverse concezioni del tempo: negli USA ad esempio gli individui è come se creassero il disegno della stoffa, divenendo padroni del proprio tempo, in Europa gli individui interagiscono col sistema esistente, mentre in Cina essi si adattano a quanto già esiste.
Nella seconda parte del Seminario, Marco Croci ha introdotto i termini di Tempo Monocromico e Policromico, (secondo un modello di tipo economico per il quale il primo, lineare, tangibile, spezzettato, caratterizza le culture low-context in cui sono valorizzate le comunicazioni esplicite ed il secondo, quello policromino, ciclico, determinato dalla simultaneità degli eventi, relazionale, caratterizza le culture high-context in cui sono valorizzati i contesti comunicativi ed il non verbale) per poi giungere ad una definizione del tempo all’interno dei contesti organizzativi, di diverso settore o regione geografica, e, riprendendo la suddivisione tra passato, presente e futuro, ha individuato nella maggiore o minore attribuzione di valore ad una delle tre aree temporali, il motivo scatenante di problemi comunicativi all’interno delle aziende. Nello specifico, e semplificando quanto esperito durante il seminario, se si ritiene che coloro che si occupano di funzioni aziendali siano più legati ad una concezione del tempo passato ed al valore della continuità, chi si occupa di processi sia più influenzato da un tempo presente il cui valore è l’efficacia e chi, in azienda, si occupa di progetti sia più legato ad un tempo futuro e consideri la discontinuità ed il cambiamento un valore, è chiaro come ciò porti ad emozioni e comportamenti diversi.
Giungendo infine alla definizione del tempo nel 2011, Marco Croci ha esplicitato alcune caratteristiche del “nostro” tempo, quali, ad es., l’urbanizzazione, la moltiplicazione degli stimoli, la distanza, ecc per poi concludere che il Tempo, oggi, è di tipo Sistemico, caratterizzato dalla predominanza del senso e del valore dello “spazio” e da una cultura di tipo pan-cronica, in cui i tempi individuali mutano regole e ritmi, passato e presente si intrecciano, così come le emozioni, si necessita di un’intelligenza di tipo connettivo al fine di creare legami e relazioni tra gli eventi ed usare in maniera proficua il tempo. Le vecchie distinzioni tra contesti o culture high o low-context vanno ridefinite e, quindi, in tale tipo di tempo e cultura, il potere è di chi è più veloce nel realizzare un risultato, si deve dominare l’incertezza, occorre essere individui attivi all’interno di comunità competenti cooperando assertivamente, il successo a lungo termine va costruito tramite una sequenza di compromessi, occorre infondere fiducia nei confronti di chi è altro da noi e mettere in atto processi di ascolto attivo ed empatico per giungere all’achievement in contesti prettamente votati all’efficienza.

Patrizia Amenta

* Psicologa e formatrice. E-mail: amenta.patrizia@virgilio.it